Cody Coyote

Cody Coyote

“Gli attori erano bravi ma l’auto era meglio”.
La serie, divertente e scanzonata, era Hardcastle and McCormick.

Hardcastle and McCormick

L’auto era la superba Cody Coyote.
Troppo bella per essere vera, con le prestazioni e il rombo che esibiva.

Coyote X

Esteticamente una copia quasi fedele della McLaren M6BGT (vettura da corsa del ’69 omologata stradale in pochissimi esemplari), era in realtà una kit-car con telaio e motore di origine VW-Porsche nella prima serie.
Fu poi sostituita da una meno riuscita realizzazione su base DeLorean.
Il rombo del motore veniva doppiato con uno più entusiasmante dell’originale, e persino la magnifica sigla della serie era un invito alla guida: “Drive”, cantata da David Morgan. Cercatela e ascoltatela.

Lancia Beta Montecarlo Turbo

Lancia Beta Montecarlo Turbo

Vinse. E vinse molto la Lancia Beta Montecarlo Turbo.
Vinse grazie alle sue qualità. Vinse grazie alla sua squadra di piloti e tecnici.
Vinse anche grazie al regolamento che, sfruttato in base alle classi di cilindrata, permise tutte le vittorie possibili.

Succedette alla Stratos Gruppo 5 e fu la più vittoriosa di sempre fra le Lancia da pista.
Sviluppata a partire dalla Montecarlo stradale, di cui conservava la parte centrale, montava un "piccolo" quattro cilindri di 1,4 litri (passato poi a 1,8) turbocompresso. Partì da 400 cavalli per arrivare a 490.

Richiedeva un pilotaggio molto preciso, sia per prevenirne le reazioni sia per sfruttare la pesante sovralimentazione del suo motore.
Tenuta e deportanza superlative le consentivano una velocità in curva di gran lunga maggiore rispetto alle rivali.

In una prova con rilevamenti registrò un'accelerazione da 0 a 100 Km/h in 3,5 secondi.

Le 6 ruote in Formula 1: Williams FW07D

Le 6 ruote in Formula 1: Williams FW07D

Altra dimenticata: La Williams 6 ruote.

Ci si ricorda della Tyrrell e di questa no, perché non gareggiò mai. Bloccata dal regolamento che limitava definitivamente a 4 le ruote delle auto di Formula1.
A differenza della Tyrrell P34, che ebbe le doppie ruote anteriori, questa Williams FW07D prototipo puntava sulle doppie posteriori, che generavano un vantaggio principalmente aerodinamico: migliore flusso d'aria nel sottoscocca e importante diminuzione della sezione frontale, per via del diametro inferiore delle ruote.
Non si saprà mai se sarebbe stata vincente.

Altre F1 a sei ruote furono la March 2-4-0 e l'interessante Ferrari 312T6, con ruote gemellate al posteriore.

Tutte queste soluzioni furono bloccate dal regolamento ma secondo varie opinioni non avrebbero comunque mai debuttato per via della scarsa competitività dimostrata nei test dei costruttori.

Mercedes 190E 2.5-16 Evoluzione 1

Mercedes 190E 2.5-16 Evoluzione 1

Non la ricorda quasi nessuno.
Tutti ricordano la più “urbana” e prodotta in grande serie 190E 2.3/2.5-16:

oppure la più "muscolosa" Evo II:

Questa era la Evo I.
Prodotta, come la Evo II, negli almeno 500 esemplari richiesti per l'omologazione sportiva.
Motore con gli stessi cavalli della prima versione 2.5 (204) ma con cilindrata leggermente diversa e regime di potenza massima innalzato di 50 giri: tutto in funzione dell'elaborazione agonistica.
Appendici aerodinamiche sviluppate ma più contenute della Evo II.

Ferrari Mythos Pininfarina

Ferrari Mythos Pininfarina

Una volta si facevano tanti modelli definiti prototipi.
A volte presentavano ardite soluzioni tecniche, che raramente si traducevano nella produzione in serie.
Più spesso erano solo esercizi stilistici delle case automobilistiche, per far parlare del marchio; e volentieri collaboravano i numerosi “carrozzieri”, che un tempo firmavano, con reciproco profitto e vanto, le forme dei prototipi e dei modelli di serie.

Questa fu, secondo me, la vettura che espresse la forza migliore di quel periodo, quello dei prototipi stilistici, destinato poco dopo a tramontare.
Un capolavoro estetico che raccoglieva e migliorava le suggestioni dell’epoca.

La Ferrari Mythos, realizzata da Pininfarina.

Basata sulla meccanica della Testarossa, ne eredita probabilmente le prestazioni concesse dal suo motore 12 cilindri da 390 cavalli.
All'epoca se ne dichiarò la realizzazione di due esemplari, uno marciante e uno in forma statica.

Quando fu presentata, nel 1989, si diceva che un anonimo avesse offerto un assegno in bianco per averla. Leggenda dice che, più avanti, venne ceduto l'esemplare funzionante per 5 milioni di dollari, forse oggi nella collezione del sultano del Brunei, e mantenuto quello statico.

Magnifica.