Glielo si dice brava alla nuova Fiat Tipo ?
Allora, è stata brava la nuova Fiat Tipo? Sembra di sì.
Di foto ne metto giusto un paio e i dati tecnici – 5 motori, 3 alimentazioni e 2 cambi – se proprio ci tenete, li trovate dappertutto.
Qui si parla del perché.
Ebbrava. Perché ha pensionato la Bravo e perché, tre generazioni fa, si chiamava anche Brava, la Fiat della zona di mezzo. Chiamiamolo così, il segmento C.
Che sarebbe il segmento di modelli più duro e trafficato del mercato europeo, quello lì; roba da Golf, 308, Megane, Astra e tante altre che si battono fra loro con il coltello fra i denti. Ma in Europa non si guadagna mica molto, adesso.
La Fiat ci si è trovata bene in passato in quella zona là, quando faceva i numeri con linee avveniristiche e abitabilità generosa. Ma c’erano meno modelli, meno concorrenti e gli estremorientali ancora distanti.
Molto meno bene le è andata negli ultimi anni. Ha solo tenuto botta.
Questa volta ce la si gioca diversamente; ci si riprende il nome di un passato di successo – Tipo, quella dell’88 – e lo si affibbia a una gamma che è già bell’e pronta per il pubblico.
Versioni presentate in rapida sequenza ma in ordine inverso rispetto all’accoglienza prevista dal mercato italiano (!).
Perché non è pensata solo per noi ma anche perché si vuole sperimentare la potenzialità del modello in assenza del ventaglio d’offerta.
Se te ne do 3 scegli quella che ti piace di più, ma se ne hai una sola prendi quel che c’è o aspetti le altre?
3 volumi (ma chiamiamola sedan), che in Italia non piace ma all’estero sì.
2 volumi (ma è più bello dire hatchback), che qui da noi ci piace.
e station wagon (che familiare non si dice), la forma che non molla il mercato.
E in cosa sta la forza della nuova Tipo?
Linea miracolosa? Tecnica sopraffina? Finiture da applauso?
Le prove su strada ci sono e ce ne sono già tante per strada. Niente di davvero memorabile, su quelle ruote. C’è quel che serve. Mica male eh, solo che manca l’abbrivio sulla concorrenza. Nemmeno cercato però. E il motivo c’è. Qual è la concorrenza? Non facile da dire.
Dice il saggio di casa Fiat che per vincere devi fare due cose: guadagnare e per guadagnare devi non fare quello che fanno tutti gli altri.
Cosa fanno tutti gli altri? Ottime auto, sono tutti in gamba. Ma proprio tutti, lì nella zona di mezzo.
I marchi premium guadagnano ma non sempre; altri costruttori se le danno a colpi di sconti e altri ancora finiscono con le ossa rotte per voler presidiare tutti i mercati e le loro sudatissime quote.
Come ci si differenzia? Inseguire i concorrenti non è una grande idea.
E allora facciamolo strano!
Cosa c’è fra una Astra e una Dacia, per esempio? Niente o molto poco, ché quelle di periferia (spagnole e ceche) e le coreane costicchiano lo stesso; e allora lì ci mettiamo.
Prezzi bassi. Qualche migliaio in meno di Golf&Company e pochi fronzoli, tanto fabbricando in Turchia i margini li facciamo lo stesso.
Piaceremo a tutti? No, ma molti attenti al soldo e che vogliono il tradizionale comprano e compreranno.
Funzionerà? Sta già funzionando, pare.
Le si dirà ebbrava!
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