Un tempo era facile. Più facile di oggi farsele piacere.
Le auto da corsa.
Sembravano auto stradali, e a volte lo erano, venute meglio. Venute proprio come le avresti volute.
Così belle che non potevi crederci al fatto che non fossero tutte così, le automobili.
Una era questa.
Arrivò nel ’66 la Porsche 906 o Carrera 6, se preferite.
Era una 904 cambiata, con quelle sue sospensioni, ma un bel po’. Ed era quella venuta perfetta.
Sfruttava la filosofia inglese (meno peso), ma la traduceva in tedesco stretto (tecnologia a profusione).
Non si limano solo i pezzi, se ne cambia la composizione.
E così fu lega di magnesio per il basamento e titanio per le bielle, cilindri in alluminio e pistoni forgiati. Telaio in tubi e carrozzeria in fiberglass. Con altra tecnologia presa all’estero, ché siamo pragmatici.
2 litri per 210-220 cavalli.
Il 6 cilindri boxer, che non era ancora un marchio di fabbrica ma lo sarebbe diventato. Tratto da quello della 911 ma centrale, non a sbalzo e con 54 chili di peso in meno…
Dove andò vinse molto, quasi tutto.
Pensata e spinta quasi a forza da Ferdinand Piech, uno così:
https://autosenzafreni.net/la-passione-nemica-della-gestione/
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