Ho ricevuto un’arrabbiata critica ad un mio articolo che parla di Tesla, questo qui:
Il metodo Elon Musk – Tesla: come guadagna.
Il soggetto dell’articolo non sono le auto ma mi si rimprovera di corroborare la tesi dei sostenitori dei mezzi a petrolio contrapposti a quelli elettrici.
Io non appoggio nessuna versione, perché non ci sono versioni della cosa.
Dunque dunque, facciamo il punto della situazione.
Ci sono due grandi direttrici che spostano quel che sarà del futuro dell’alimentazione dei veicoli.
La convenienza e gli obblighi.
- La convenienza è soggettiva ma dice una cosa semplice: se ti conviene il prezzo d’acquisto e d’uso e non ci sono impedimenti particolari, farai quella scelta.
- L’obbligo è una scelta politica.
In altre parole, un governo o un accordo fra più stati può agire sugli acquirenti o sui costruttori in relazione alle scelte che si possono fare.
Parliamo degli obblighi.
In Commissione europea è stato presentato il piano per la riduzione delle emissioni entro il 2030.
Prevede una riduzione del 30% della CO2 emessa dalle automobili ma senza obblighi sulle quote di vetture elettriche.
Non è una versione definitiva e si parla di una correzione ma questo è il futuro, almeno in Europa, salvo modifiche.
Ricordiamo che cos’è la CO2, ovvero l’anidride carbonica: non è un inquinante ma è il gas ritenuto responsabile del riscaldamento globale ed è proporzionale al consumo di carburante. Non può essere ridotta tramite nessuna tecnologia dedicata, l’unico modo è quello di abbassare i consumi.
In sostanza le auto dovranno sì consumare meno, molto meno di oggi, ma il modo in cui lo faranno spetta ai loro costruttori deciderlo.
Può anche darsi che le case costruttrici meno risparmiose decidano di pagare salate multe e continuare così, dipenderà dall’entità delle sanzioni.
Quel che è certo è che non è una cosa facile ridurre il consumo di benzina e gasolio in una percentuale così elevata e che sarà peggio dopo l’imminente revisione dei metodi di calcolo dei consumi dichiarati dai fabbricanti, che dovranno essere più rispondenti alla realtà.
Un’ulteriore complicazione sarà dettata dalla riduzione delle versioni diesel presenti nei listini, perché i nuovi requisiti sugli inquinanti richiederanno tecnologie più costose. Secondo il gruppo PSA i nuovi motori diesel costeranno fino a 2000 euro in più per ogni veicolo, cosa che li smonterà di fatto dai cofani dei modelli più popolari.
E i diesel inquinano ma, consumando poco, emettono meno CO2.
Quindi bisognerà consumare meno diversamente.
L’elettrico e l’ibrido (ricaricabile) sono i modi migliori per farlo. Anche se e quando non convengono al consumatore.
E’ abbastanza ovvio che gli strabilianti risultati che si possono dichiarare nel consumo di gamma introducendo (e vendendo) modelli con la spina da attaccare, obbligherà molti in tale direzione.
Se vi state chiedendo perché uno stato come l’Italia non promuova l’auto elettrica, chiedetevi cosa succederebbe se troppi automobilisti decidessero effettivamente di comprarla.
Una percentuale a doppia cifra delle entrate statali italiane proviene dalle tasse sui carburanti.
Se tale gettito fiscale dovesse venire riversato sull’elettrico la (non) convenienza del cambio di alimentazione raggiungerebbe livelli imbarazzanti.
Bisogna tenerne conto.
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