Dalla celebre frase provocatoria di Al Capone rivolta a Elliot Ness, vediamo di capirci qualcosa sul futuro dell’auto a guida autonoma.
Si sa quel che dicono i costruttori d’auto, almeno la maggior parte, e quelli di tecnologie collegate alla faccenda, essenzialmente Google e Uber.
Parlano di tutto e con tutti. “…Stiamo facendo… Prevediamo che… Collaboriamo con quello… I governi dicono… A partire dal…”.
Distinguiamo le chiacchiere, i distintivi e la realtà. Almeno quella molto probabile.
Le chiacchiere sono quelle dei media e delle persone; e abbondano per due motivi.
Le nuove auto sono belle ma sono fin troppe, smettono quasi di far notizia mentre l’auto che guida da sola ne fa sì, di notizia.
Le altre chiacchiere sono quelle dei commenti perché su quelle ci si scatena, piace tanto parlare del futuro, fare previsioni perentorie.
Il distintivo sono i marchi, impegnati a ricordare al mondo che si è del giro, anche se non si sa esattamente quanto.
Quando per esempio Uber (app per il noleggio auto) parla di centomila Mercedes da ordinare e l’amministratore delegato di Apple spiega del “cambiamento epocale”, in fondo non comunicano niente di fatto; comunicano e basta. Basta che si parli di loro.
E poi c’è la realtà. Vicinissima, più vicina di quanto si creda.
Io sono un appassionato d’auto e credo che molti come me non gradiscano più di tanto il concetto dell’auto che guida da sola, pur riconoscendone l’eventuale utilità.
All’inizio di questa storia ci si consolava pensando che tanto ci vorrà un sacco di tempo. Poco tempo fa un importante player che aveva interesse a far decollare la cosa, doveva purtroppo ammettere che ci si arriverà nel 2035 alla macchina che guida da sola.
Non è più così.
Questo è quello che succederà, nell’ipotesi più probabile.
Non si parlerà di autonomia di guida ma di fatto, entro circa cinque anni, la maggior parte delle nuove auto, nemmeno troppo costose, saranno in grado di prevenire quasi tutti i tipi di incidente causato dal guidatore. In sostanza quello che avviene già con la frenata automatica, ormai presente anche su molte utilitarie, si estenderà anche agli altri controlli, cioè al volante, che si muoverà da solo per prevenire una manovra errata del conducente.
Il passo conseguente all’adozione di questi sistemi di sicurezza sarà sfruttarne i sensori e gli attuatori per una guida del tutto autonoma in alcune situazioni, ovvero quelle più noiose come la marcia in colonna o quella autostradale.
Assicurazione. Uno dei temi preferiti nelle discussioni in merito è quello dell’assicurazione in caso di incidente con colpa.
Come funzionerà? La risposta è semplice: le auto chiederanno all’umano di mollare il volante solo in situazioni in cui la sicurezza sarà totale. Il tutto con un protocollo certificato che esenterà il guidatore dalla responsabilità in quei frangenti.
Dai test ampiamente effettuati non ci sarà più bisogno di assicurazione in caso di guida completamente autonoma; di eventuali, comunque possibili, malfunzionamenti, i costruttori che si sono pronunciati si sono detti disponibili ad assumerne la responsabilità.
Quando arriverà la guida del tutto autonoma, senza cioè la necessità che chi si trova a bordo abbia la patente?
L’ipotesi più probabile è che qualcosa di simile alle Google cars, cioè vetture piccole, che si muoveranno all’inizio solo in città e a bassa velocità, nasceranno come servizio di car-sharing, forse promosso direttamente dalle amministrazioni statali. E da lì partirà un’espansione del ruolo della guida autonoma, di cui è difficile prevedere i cambiamenti, anche sociali.
Quel che è certo è che si potrà usare diversamente il tempo passato a bordo dell’auto, ci saranno sempre meno incidenti e che, un giorno… probabilmente nessuno saprà e vorrà più guidare.
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